Ci sono immagini che evocano subito un luogo, ma sono spesso i suoni a rimanere impressi più a lungo nella memoria. Il fragore notturno delle onde, il canto di un muezzin all’alba, o il silenzio irreale di una foresta possono scolpire ricordi vividi più di una foto. Benvenuti nel mondo del turismo sonoro, un modo di viaggiare nuovo e immersivo, in cui si parte anche – e soprattutto – per ascoltare.
Il potere del suono nel viaggio
Un trillo di cicale in una notte d’estate. Le campane di una chiesa di montagna. Ogni luogo ha un paesaggio sonoro unico, la sua impronta acustica fatta di natura, voci e rumori. Il suono è un trigger potente di emozioni e ricordi: pensiamo al richiamo ipnotico alla preghiera in un bazar di Istanbul, al fruscio del vento tra i bambù di Kyoto, o al rumore di mercato in una piazza latina. Queste non sono solo “rumori di fondo”, ma il cuore vivo di un luogo – elementi capaci di trasportarci con la mente in un attimo.
Studi recenti confermano che i suoni naturali possono ridurre stress e affaticamento mentale, rafforzando il legame emotivo con i posti che visitiamo. In un’epoca dominata dalle immagini, riscoprire l’ascolto vuol dire cogliere sfumature nuove: il ritmo di vita di una città percepito dal suo soundscape, o la pace interiore che nasce dal silenzio di un bosco. Viaggiare “a orecchie aperte” trasforma ogni tappa in un’esperienza sensoriale più profonda.
Le esperienze più suggestive del turismo sonoro
Dal bagno di gong all’alba nel deserto, al concerto delle balene in mare aperto: le esperienze di turismo sonoro oggi spaziano dal benessere alla scoperta culturale. Sulle principali piattaforme di viaggi esperienziali sbocciano offerte originali, pensate per chi vuole immergersi con le orecchie.
Ad esempio, a Ubud (Bali) si può partecipare a un bagno sonoro galleggiante al tramonto: immersi in una piscina tra le risaie, si ascoltano le vibrazioni di ciotole armoniche accordate sui 7 chakra, mentre il sole cala e l’acqua trasmette ogni risonanza.

Nel deserto di Joshua Tree, in California, un’esperienza unica unisce l’osservazione delle stelle a un cosmic sound bath sotto la Via Lattea: distesi su tappetini tra le rocce, si ascoltano i profondi suoni di un gong planetario accordato sulle frequenze di Plutone, per un viaggio interiore sotto il cielo più stellato d’America.

E ancora: a Bath, in Inghilterra (la città delle terme romane dal nome quanto mai azzeccato), ci si rilassa con un sound bath in un’antica sala georgiana sopra le sorgenti termali. In Giappone, culla di meditazione, esistono sessioni private di bagno di suoni giapponesi con strumenti tradizionali: a Kyoto un maestro del suono guida i partecipanti con i “Singing Ring”, particolari campane armoniche artigianali, per far percepire le miriadi di armonici che solo in Giappone si possono ascoltare.

Persino città frenetiche offrono tour alternativi: a New York ci sono soundwalk urbani per cogliere la “colonna sonora” dei diversi quartieri, dai musicisti di strada in metropolitana al brusio multilingue di Times Square. Su Airbnb Experiences spuntano workshop di sound healing (terapia del suono) e passeggiate meditative in silenzio nei parchi cittadini.
Silenzio, natura, rituali: dove ascoltare davvero
Il silenzio è diventato un lusso raro. Eppure proprio nei luoghi più silenziosi i suoni emergono con nitidezza e significato. In certe valli alpine o foreste remote, l’assenza di rumore artificiale accende un concerto naturale: il gorgoglio di un ruscello lontano, il picchiettare di un picchio, il fruscio delle foglie mosse dal vento. Non a caso esistono percorsi come la Via dei Canti nella foresta di Valsolda, in Trentino, dove i visitatori sono invitati ad avanzare in silenzio, tendendo l’orecchio per scoprire la natura attraverso i suoi suoni. Simili iniziative di ascolto consapevole nascono in molte aree protette: ogni regione, ogni stagione offre suoni diversi, dalla biodiversità di un ecosistema. Ci sono persino i “parchi urbani del silenzio”, spazi cittadini dove i rumori sono banditi e si può ascoltare solo il canto degli uccelli o lo stormire degli alberi.
Sul versante dei rituali sonori, il mondo è un immenso palcoscenico: pensiamo ai canti monastici nelle abbazie tibetane all’alba, ai mantra collettivi lungo il Gange, oppure ai suoni sacri della natura venerati in cerimonie antiche (come il battito del tamburo sciamanico che imita il cuore della Terra).
Anche nel quotidiano viaggiare, possiamo “origliare” rituali sonori unici: il richiamo del muezzin che cinque volte al giorno cala un velo di spiritualità sul caos di città come Istanbul o Marrakech, oppure i gong e le campane nei templi buddisti del Sud-est asiatico al calar del sole. E che dire del semplice, potentissimo suono del silenzio? Un esempio indelebile: a Córdoba, in Andalusia, il silenzio dei patii ombrosi nel primo pomeriggio – quando la città sospesa nella siesta tace – diventa esso stesso un ricordo emozionante, tanto quanto il ritorno della musica flamenco e dei tacchi sul pavimento al calar della sera.
Luoghi come il deserto del Sahara o il Salar de Uyuni in Bolivia offrono silenzi così vasti da fischiare nelle orecchie, facendoci riscoprire la nostra parte più interiore. Natura e silenzio vanno a braccetto: il Parco Nazionale di Yellowstone al mattino presto, con i soli versi lontani dei lupi e il ribollire discreto dei geyser, è un’esperienza di ascolto totale; così come una notte nella foresta Amazzonica, immersi nell’assordante coro notturno di insetti, uccelli e rane che definisce la vita nella giungla. Cercare questi luoghi e momenti significa davvero “ascoltare per conoscere” – un modo di viaggiare consapevole e rispettoso, quasi un’antidoto al turismo mordi-e-fuggi.
Playlist per viaggiare con le orecchie
Non serve sempre partire per ascoltare il mondo: a volte i suoni possono venire da noi. Playlist e mappe sonore stanno diventando compagni di viaggio per la mente. Un esempio straordinario è Earth.fm, una piattaforma gratuita definita la “Spotify della natura”.

Su Earth.fm si può navigare una mappa del globo e cliccare per ascoltare paesaggi sonori autentici registrati in ogni angolo del pianeta: dal coro dei gorilla nel Bwindi National Park in Uganda, al canto degli uccelli nella Riserva di Sasso Fratino in Emilia-Romagna, fino alla pioggia che cade in una foresta inglese. Ogni traccia indica chi ha registrato quel suono e dove, creando un archivio vivo e in continua crescita (si aggiorna con nuovi contributi ogni tre giorni). È possibile anche mescolare i suoni preferiti e creare playlist personalizzate, per viaggiare con l’immaginazione mixando ad esempio le onde dell’oceano Pacifico con i campanacci delle mucche svizzere.
Su Spotify già impazzano playlist di suoni della natura (una raccolta ufficiale conta oltre un milione di follower) e perfino di rumori urbani per nostalgici delle metropoli. Molti viaggiatori usano questi suoni per rilassarsi in volo, per concentrarsi, o per ritrovare quel ricordo sonoro di un viaggio passato (quanti, tornando dall’India, riascoltano su YouTube i clacson caotici di Delhi quasi con affetto?).
Anche gli enti del turismo hanno iniziato a creare colonne sonore dei luoghi: Tourism New Zealand ha lanciato meditazioni guidate con i suoni delle foreste e delle spiagge neozelandesi, strizzando l’occhio ai viaggiatori wellness. Tourism Australia ha prodotto video in 8D audio dei propri paesaggi iconici, registrati con tecnica binaurale, così che chi ascolta in cuffia ha l’illusione di essere lì – tra i suoni della barriera corallina o del bush – a 360 gradi. E sui social, TikTok e Instagram pullulano di clip ASMR di luoghi: dal semplice camminare in un mercato affollato (solo audio ambientale) ai trend di persone che, invece delle solite foto, filmano l’audio dei posti visitati.
Dove sta andando questo trend e chi lo ama di più
Il turismo sonoro è ancora giovane, ma cresce sulle basi solide di alcune macro-tendenze. Da un lato c’è la ricerca di esperienze di viaggio più consapevoli e sostenibili: ascoltare la natura implica rallentare, rispettare l’ambiente circostante e spesso evitare mete sovraffollate. Questo lo rende caro agli amanti dell’eco-travel e a chi pratica il mindfulness in viaggio (forest bathing, meditazione, ecc.). Non a caso il trend incrocia quello del benessere olistico: l’idea che un viaggio debba rigenerare mente e corpo. Molti millennial e membri della Gen Z – generazioni cresciute con cuffie alle orecchie – sono affascinati dal turismo sonoro perché unisce tecnologia ed esperienza autentica: portano con sé microfoni, registrano soundscape da collezionare e magari condividere.
Consigli Smart 📌
- Esperienze da provare: Soundbath sotto le stelle a Joshua Tree (USA); Bagno sonoro galleggiante al tramonto a Ubud (Bali); Passeggiata silenziosa forest bathing nei boschi del Trentino.
- Destinazioni da segnare: Foreste del Giappone (es. bambù di Arashiyama a Kyoto, con vento e canti d’uccelli); Deserti come Mojave o Sahara (dune “canterine” e silenzi surreali); Venezia, unica città senza auto (solo passi, acqua e voci che riecheggiano tra le calli).
- App e strumenti utili: Piattaforme come Earth.fm (mappa interattiva di suoni naturali); microfono binaurale portatile (per registrare audio 3D dei vostri viaggi); cuffie di qualità (meglio se noise-cancelling per isolarsi dal rumore in viaggio, o open-ear per ascoltare l’ambiente in sicurezza) per un ascolto consapevole in movimento.
